Nevica e tutto è silenzio il bianco
è ovunque “sporcato” solo dai passi
di qualche incauto passante
Qualche affamato uccello punteggia
di nero il manto cercando sotto
con affanno di che sfamarsi
Scorre limpida l’acqua nel
torrente di neve bagnata
Le piante spoglie nel suo
misero intristirsi di bianco
Da lontano i monti hanno
“smesso” il verde speranza
La notte con la luna
alta a guardare chi
ha il candore più
“lucente”
Mentre tutto tace il sonno si fa
imminente oltre la finestra la
neve continua a cadere
Fiocco dopo fiocco la neve avvolge
nuovamente di bianco uno “scenario”
che si appresta a dormire beatamente
Carlo Sani
domenica 30 gennaio 2011
sabato 29 gennaio 2011
La gita
Indietro nel tempo a ridosso
dei calzoni corti
Due ragazzini uniti da grande
amicizia, molto diversi
Uno piccolino introverso restio
l’altro più alto estroverso
dinamico
Giornata piena d’estate nel’aria nei colori
nel sole a rischiarare le ombre il buio
degli anfratti
Il giorno tanto atteso finalmente
ha smesso di essere una chimera
La gita dalla camminata piena di
fulgido emozionante fantasticare
stava per iniziare
Escursione in montagna diventata la spedizione
dove l’immaginario è diventato il più concreto
divertimento a memoria condiviso di sempre
Il destino ci ha dato la gioia di perpetrare negli
anni l’amicizia negandoci però di rivivere con la
stessa intensità di allora le "gite" future
Giornate che fanno breccia nella memoria
e strada facendo continuano a farci
compagnia
Carlo Sani
dei calzoni corti
Due ragazzini uniti da grande
amicizia, molto diversi
Uno piccolino introverso restio
l’altro più alto estroverso
dinamico
Giornata piena d’estate nel’aria nei colori
nel sole a rischiarare le ombre il buio
degli anfratti
Il giorno tanto atteso finalmente
ha smesso di essere una chimera
La gita dalla camminata piena di
fulgido emozionante fantasticare
stava per iniziare
Escursione in montagna diventata la spedizione
dove l’immaginario è diventato il più concreto
divertimento a memoria condiviso di sempre
Il destino ci ha dato la gioia di perpetrare negli
anni l’amicizia negandoci però di rivivere con la
stessa intensità di allora le "gite" future
Giornate che fanno breccia nella memoria
e strada facendo continuano a farci
compagnia
Carlo Sani
martedì 25 gennaio 2011
Shoah
Uomini,donne bambini
"spenti,accesi"
come candele, nefasto
"delirio omicida"
inciso di sofferenza
nella memoria di chi
mai dimenticherà!
Carlo Sani
"spenti,accesi"
come candele, nefasto
"delirio omicida"
inciso di sofferenza
nella memoria di chi
mai dimenticherà!
Carlo Sani
Per chi ama
Innamorarsi poco importa
di chi o cosa
Innamorarsi la notte
perde il sonno
Il cuore innamorato non
sa trattenere germogli
di desiderio
Innamorarsi è accorgersi
dell’assenza
Il risveglio dell’innamorato
non è più un vago aprire gli
occhi, ma un buongiorno
dedicato
Innamorarsi è vedere avvolte
il viso di Lei in volti
sconosciuti
Per chi ama anche il giorno più
nero non è mai buio perché nel
cuore "arde" la fiamma della
passione
L’innamorato riconosce tra il baccano
più chiassoso, tra altre mille voci
quella che ha “scardinato” il suo
cuore
L’amore evita la noia procura ansia
In amore la trepidazione prende
il posto della “consuetudine”
Innamorarsi è quando il “tonfo”
al cuore non da dolore ma lo
riempie d’amore
Carlo Sani
di chi o cosa
Innamorarsi la notte
perde il sonno
Il cuore innamorato non
sa trattenere germogli
di desiderio
Innamorarsi è accorgersi
dell’assenza
Il risveglio dell’innamorato
non è più un vago aprire gli
occhi, ma un buongiorno
dedicato
Innamorarsi è vedere avvolte
il viso di Lei in volti
sconosciuti
Per chi ama anche il giorno più
nero non è mai buio perché nel
cuore "arde" la fiamma della
passione
L’innamorato riconosce tra il baccano
più chiassoso, tra altre mille voci
quella che ha “scardinato” il suo
cuore
L’amore evita la noia procura ansia
In amore la trepidazione prende
il posto della “consuetudine”
Innamorarsi è quando il “tonfo”
al cuore non da dolore ma lo
riempie d’amore
Carlo Sani
giovedì 20 gennaio 2011
Giornate d’inverno
Grigio intenso inverno che non
vuol smettere di avvolgerci nel
suo sbiadito colore
Giornate inconsapevolmente spente
rischiarate da fendenti di fari
del susseguirsi di appannate
macchine
Le vetrine con le insegne accese
a illuminare i marciapiedi con
la nebbia “incorporata”
Gente al riparo di infreddoliti cappotti con
passo attento a non scivolare “svaniscono”
nella nebbia sempre più densa
Nebbia spessa come l’inverno che si abbatte pieno
di livore su un’incolpevole e intirizzita città
Scompare l’idea di un sole mai sorto si appresta
un’opaca evanescente luna a attenuare una scolorita
sera dal “tetro” colore dell’inverno
Carlo Sani
vuol smettere di avvolgerci nel
suo sbiadito colore
Giornate inconsapevolmente spente
rischiarate da fendenti di fari
del susseguirsi di appannate
macchine
Le vetrine con le insegne accese
a illuminare i marciapiedi con
la nebbia “incorporata”
Gente al riparo di infreddoliti cappotti con
passo attento a non scivolare “svaniscono”
nella nebbia sempre più densa
Nebbia spessa come l’inverno che si abbatte pieno
di livore su un’incolpevole e intirizzita città
Scompare l’idea di un sole mai sorto si appresta
un’opaca evanescente luna a attenuare una scolorita
sera dal “tetro” colore dell’inverno
Carlo Sani
lunedì 17 gennaio 2011
Quante cose
Quante cose so, conosco da sempre
che non ho mai dimenticato avvolte
non condividendole
Molte di queste le ho vissute senza
un vero perché più che altro per
consuetudine
Abitudine nel fare le cose di sempre tutti
i giorni, di anno in anno senza molta
convinzione ne certezze
Si facevano tante cose tutti insieme raramente
si lasciava la compagnia per fare con altri le
medesime cose
Senza gli amici di tutti i giorni lontano da
casa
in quartieri diversi dal solito era lecito se
il compimento prevedeva l’impegno per
la conquista della ragazza di turno
Succedeva d’incrociare ragazzi di altre zone con
la stessa intenzione nella testa di quello che ci si
apprestava a compiere magari proprio nel loro
rione di provenienza
Da ragazzi le cose che facevamo quasi tutti i giorni
erano interminabili partite al pallone in campi il più
delle volte improvvisati
Partite dal risultato finale simile a quello di
incontri di pallacanestro per i gol fatti e subiti
Sfinimento allo stato puro a causa delle
tante
ore giocate senza sosta, le gambe stanche
il fiato grosso il sudore a inzuppare maglie
sempre più sgualcite
L’estate non c’era sasso della spiaggia vicino
alla nostra via che non abbiamo tracciato
di sale appena finito di fare il bagno
o disinvolti spettacolari tuffi
Terra di nessuno erano le scorribande
nelle prime cime, confine con la città
a ridosso della ferrovia
Erano ore dedicate alla scelta del limone
del melograno più succosi, la fava più
verde il fico le sisule più gustose
Poi sopraggiungeva il calar del sole, con
la pancia le tasche piene soddisfatti del
bottino si faceva ritorno
Non si faceva rientro a casa prima di avere
fatto la conta fermandoci in quello che era
e che per molti di noi è ancora, il ritrovo
e
indiscusso punto di riferimento
il “mitico bar Galeone”
Il Galeone vero e proprio marchio di qualità per chi
lo frequentava, noi ragazzi di allora ne eravamo
parte integrante
La via che ha cullato i sogni il nostro “trastullarci”
era via Regina negli anni ha cambiato nome in via
Dante per noi tutti il nostro covo “rassicurante”
Carlo Sani
che non ho mai dimenticato avvolte
non condividendole
Molte di queste le ho vissute senza
un vero perché più che altro per
consuetudine
Abitudine nel fare le cose di sempre tutti
i giorni, di anno in anno senza molta
convinzione ne certezze
Si facevano tante cose tutti insieme raramente
si lasciava la compagnia per fare con altri le
medesime cose
Senza gli amici di tutti i giorni lontano da
casa
in quartieri diversi dal solito era lecito se
il compimento prevedeva l’impegno per
la conquista della ragazza di turno
Succedeva d’incrociare ragazzi di altre zone con
la stessa intenzione nella testa di quello che ci si
apprestava a compiere magari proprio nel loro
rione di provenienza
Da ragazzi le cose che facevamo quasi tutti i giorni
erano interminabili partite al pallone in campi il più
delle volte improvvisati
Partite dal risultato finale simile a quello di
incontri di pallacanestro per i gol fatti e subiti
Sfinimento allo stato puro a causa delle
tante
ore giocate senza sosta, le gambe stanche
il fiato grosso il sudore a inzuppare maglie
sempre più sgualcite
L’estate non c’era sasso della spiaggia vicino
alla nostra via che non abbiamo tracciato
di sale appena finito di fare il bagno
o disinvolti spettacolari tuffi
Terra di nessuno erano le scorribande
nelle prime cime, confine con la città
a ridosso della ferrovia
Erano ore dedicate alla scelta del limone
del melograno più succosi, la fava più
verde il fico le sisule più gustose
Poi sopraggiungeva il calar del sole, con
la pancia le tasche piene soddisfatti del
bottino si faceva ritorno
Non si faceva rientro a casa prima di avere
fatto la conta fermandoci in quello che era
e che per molti di noi è ancora, il ritrovo
e
indiscusso punto di riferimento
il “mitico bar Galeone”
Il Galeone vero e proprio marchio di qualità per chi
lo frequentava, noi ragazzi di allora ne eravamo
parte integrante
La via che ha cullato i sogni il nostro “trastullarci”
era via Regina negli anni ha cambiato nome in via
Dante per noi tutti il nostro covo “rassicurante”
Carlo Sani
domenica 16 gennaio 2011
Ragazzi al mare
Accecati da un abbagliante chiarore
su onde agitate di un caldo mare
d’estate
Spruzzi “salati” portatati in alto
dal vento a stamparsi su visi dai
sorrisi “birichini” di chi l’estate
la
coglie la vive con i ritmi frenetici
della “smania” di divertirsi
Capelli spazzolati dal vento in ordine
sparso su volti “scuriti” dal caldo sole
Corpi esuberanti con la "freschezza" della
giovane età avvolti da una brezza marina a
rinfrescare
il loro "gioioso" sudare dal tanto giocare
in riva a un complice divertito mare con la
voglia d’estate
Carlo Sani
su onde agitate di un caldo mare
d’estate
Spruzzi “salati” portatati in alto
dal vento a stamparsi su visi dai
sorrisi “birichini” di chi l’estate
la
coglie la vive con i ritmi frenetici
della “smania” di divertirsi
Capelli spazzolati dal vento in ordine
sparso su volti “scuriti” dal caldo sole
Corpi esuberanti con la "freschezza" della
giovane età avvolti da una brezza marina a
rinfrescare
il loro "gioioso" sudare dal tanto giocare
in riva a un complice divertito mare con la
voglia d’estate
Carlo Sani
domenica 9 gennaio 2011
Scrivere
Vorrei continuare a scrivere con l’identico entusiasmo
di sempre e senza nessuna “velleità” nel farlo, ma gli
occhi non me lo permettono più
Sono messi male a dirla tutta me la sono cercata
non ho saputo trattenermi nell’esagerare
Con i pensieri nella mente di giorno spesso
anche di notte che "soffiavano" forte perché
volevano spiccare il "volo" in un infinito
propagarsi di pagina in pagina non ho
rinunciato a scrivere di essi
Mi sono ridotto ad avere due piccole arrossate
fessure dalla lacrima facile dal bruciore costante
Scrivere in queste condizioni non è più un piacere
ma un supplizio che non mi sento più di affrontare
Quindi con mia grande profonda afflizione i pensieri
dovranno smettere di farmi confusione nella mente
perché da oggi non gli permetterò più
di “fantasticare”
Dovranno schiarirsi le idee, darsi un contegno smettere
di "sbuffare" inutilmente e accontentarsi di rimanere con
ordine nella mia mente
Carlo Sani
di sempre e senza nessuna “velleità” nel farlo, ma gli
occhi non me lo permettono più
Sono messi male a dirla tutta me la sono cercata
non ho saputo trattenermi nell’esagerare
Con i pensieri nella mente di giorno spesso
anche di notte che "soffiavano" forte perché
volevano spiccare il "volo" in un infinito
propagarsi di pagina in pagina non ho
rinunciato a scrivere di essi
Mi sono ridotto ad avere due piccole arrossate
fessure dalla lacrima facile dal bruciore costante
Scrivere in queste condizioni non è più un piacere
ma un supplizio che non mi sento più di affrontare
Quindi con mia grande profonda afflizione i pensieri
dovranno smettere di farmi confusione nella mente
perché da oggi non gli permetterò più
di “fantasticare”
Dovranno schiarirsi le idee, darsi un contegno smettere
di "sbuffare" inutilmente e accontentarsi di rimanere con
ordine nella mia mente
Carlo Sani
mercoledì 5 gennaio 2011
Cantando
Brivido e sentimento voce da ascoltare in silenzio
con la pelle d’oca che abbozza un profondo
stupore di meraviglia
Alti e bassi con modulata frequenza
danno un’unica grande interpretazione
Straordinaria apertura vocale
si libra prendendo spazio
Sonorità che portano con se l'emozione
di molti colma di immensa ammirazione
mista a incontenibile commozione
Voce musica talento per un “cocktail”
di indubbia suggestione che fuga
il torpore di vite insapori con
pochi batticuore dai sentimenti
sopiti in ripetersi di inutili
giornate sottotono
Carlo Sani
con la pelle d’oca che abbozza un profondo
stupore di meraviglia
Alti e bassi con modulata frequenza
danno un’unica grande interpretazione
Straordinaria apertura vocale
si libra prendendo spazio
Sonorità che portano con se l'emozione
di molti colma di immensa ammirazione
mista a incontenibile commozione
Voce musica talento per un “cocktail”
di indubbia suggestione che fuga
il torpore di vite insapori con
pochi batticuore dai sentimenti
sopiti in ripetersi di inutili
giornate sottotono
Carlo Sani
sabato 1 gennaio 2011
Il nonno
So di un nonno che con disinvoltura
da un po’ ha superato gli ottanta
Non lo conosco di persona ma è come lo
conoscessi perché il suo giovane nipote
mio amico ne parla con amore spesso
con commozione nella voce
Abita lontano dalla mia città in un’altra regione
la Puglia, terra per la quale la natura nel fare
del suo meglio non si è risparmiata
Di media altezza sottile nella sua tonica magrezza
occhi neri quasi come i suoi capelli come mi appare
da giovane nella fotografia mostratami
Maniche corte o in canottiera, carnagione olivastra
resa ancora più bruna per gli effetti del caldo sole
che durante l’anno e negli anni gli ha regalato una
perenne naturale “ tintarella”
Ha molto amato la compagna della sua vita
da quando non c’è più si è stretto forte
a quel legame che lo unisce
“inseparabilmente” alla sua
“adorata” campagna
Nato e vive tutt’ora in quel casolare che ha
eretto a guardiano e custode del suo sentirsi
“indissolubilmente contadino”
Vive “intimamente in solitudine” col piacere
di non avere intorno “intrusi” ma sentirsi
tutt’uno con quello che quelle quattro
mura gli ricordano
Una vita spesa tra filari d’uva, tra gli ulivi
continuando a fare come ieri con immutata
fervida “ lena e dedizione” ciò che gli
altri anche se molto più giovani non
fanno con lo stesso premuroso
amore
Arriva il crepuscolo
è ora di fare rientro
a casa
Con la fatica tra i calli delle mani la stanchezza
nelle gambe la "soddisfazione" nel cuore chiude
la porta del casolare finalmente è ora di riposare
Dimenticavo quel nonno si chiama Vito
Carlo Sani
da un po’ ha superato gli ottanta
Non lo conosco di persona ma è come lo
conoscessi perché il suo giovane nipote
mio amico ne parla con amore spesso
con commozione nella voce
Abita lontano dalla mia città in un’altra regione
la Puglia, terra per la quale la natura nel fare
del suo meglio non si è risparmiata
Di media altezza sottile nella sua tonica magrezza
occhi neri quasi come i suoi capelli come mi appare
da giovane nella fotografia mostratami
Maniche corte o in canottiera, carnagione olivastra
resa ancora più bruna per gli effetti del caldo sole
che durante l’anno e negli anni gli ha regalato una
perenne naturale “ tintarella”
Ha molto amato la compagna della sua vita
da quando non c’è più si è stretto forte
a quel legame che lo unisce
“inseparabilmente” alla sua
“adorata” campagna
Nato e vive tutt’ora in quel casolare che ha
eretto a guardiano e custode del suo sentirsi
“indissolubilmente contadino”
Vive “intimamente in solitudine” col piacere
di non avere intorno “intrusi” ma sentirsi
tutt’uno con quello che quelle quattro
mura gli ricordano
Una vita spesa tra filari d’uva, tra gli ulivi
continuando a fare come ieri con immutata
fervida “ lena e dedizione” ciò che gli
altri anche se molto più giovani non
fanno con lo stesso premuroso
amore
Arriva il crepuscolo
è ora di fare rientro
a casa
Con la fatica tra i calli delle mani la stanchezza
nelle gambe la "soddisfazione" nel cuore chiude
la porta del casolare finalmente è ora di riposare
Dimenticavo quel nonno si chiama Vito
Carlo Sani
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